VALUTAZIONE DEL DOLORE NEL PAZIENTE NON VERBALIZZANTE

Nell’intendere quale paziente non verbalizzante il paziente affetto da grave decadimento cognitivo di seguito vengono riportate alcune considerazioni e le scale di valutazione utilizzabili.

Gli anziani con disturbi cognitivi e dolore cronico hanno maggiori possibilità di mancato riconoscimento del dolore e conseguente sotto trattamento.

Gli anziani con disturbi cognitivi più o meno severi e non in grado di comunicare esprimono il loro dolore in altro modo: questo spiega la difficoltà di riconoscerlo e valutarlo e trattarlo. Le capacità di osservazione e di ascolto di chi sta loro vicino e l’utilizzo di strumenti adeguati permettono una valutazione del dolore certamente più difficile e lunga ma non impossibile.

Nei pazienti con decadimento cognitivo grave,  per i quali gli strumenti di valutazione di self-report non sono applicabili,  la valutazione della presenza e delle possibili cause di dolore è, pertanto, affidata all’osservazione di comportamenti correlabili ad esso: spesso un’agitazione improvvisa o un comportamento insolito possono rappresentare la modalità con cui il paziente cerca di comunicare il proprio dolore.

Rimane estremamente difficile in questi pazienti misurare l’intensità del dolore. L’osservazione del  paziente  secondo  le indicazioni dell’American Geriatric Society  dovrebbe focalizzarsi sulle seguenti sei categorie di indicatori comportamentali  (American Geriatric Society, 2002):
1. espressioni facciali che esprimono disagio, sofferenza, paura;
2. verbalizzazione, in particolare lamento, pianto, urlo;
3. movimenti corporei finalizzati all’assunzione di posizioni antalgiche o alla protezione di parti del corpo;
4. modificazioni delle relazioni interpersonali;
5. modificazioni nelle abituali attività;
6. modificazioni dello stato mentale.
Nei soggetti affetti da demenza rivestono  particolare  importanza  le modificazioni  delle relazioni interpersonali, delle abituali attività e dello stato mentale che si verificano nel breve periodo (ore o qualche giorno) che potrebbero essere indotte dalla presenza di dolore.
Gli    indicatori   comportamentali    proposti    dall’AGS   costituiscono la base di molti strumenti di valutazione  del  dolore  definiti  “osservazionali”, sviluppati allo scopo di identificare la presenza di dolore e stimarne, seppure indirettamente, la gravità e l’intensità.

La scala NOPPAIN permette di stimare l’intensità del dolore dei pazienti mediante segni indiretti: mimica facciale spontanea o in seguito ai comuni atti di assistenza; impossibilità di muovere parti del corpo, irrequietezza, lamenti e versi che esprimono dolore. Al completamento della scheda l’operatore è in grado di ottenere un punteggio che, se superiore ad una certa soglia, permette di affermare che il paziente, pur non comunicante, ha dolore e si rende necessario intervenire con una terapia che ne riduca l’intensità.

L’operatore deve effettuare almeno 5 minuti di assistenza quotidiana al paziente per poter essere in grado di valutare la presenza di segni di dolore.

La scala  PAINAD è l’unico strumento tra le scale per la valutazione  del dolore  nel paziente  con demenza severa  ad essere stato sottoposto a uno  studio  di validazione  nella versione italiana (Costardi, 2007). La scala è composta da 5 item che prendono in considerazione il respiro, la vocalizzazione negativa (lamento, grido, pianto), l’espressione facciale, il linguaggio del corpo, la consolabilità (reazione del soggetto all’intervento dell’operatore o del caregiver finalizzato a distrarre o fornire rassicurazione con le parole e il tocco). Il range va da 0 (assenza di comportamenti che esprimono dolore) a 10 (presenza continua di comportamenti che esprimono dolore). Pur essendo ancora scarsamente omogenei e suscettibili di un ampio margine di miglioramento, questi strumenti hanno però dimostrato di poter migliorare di molto la qualità di vita dei pazienti dementi istituzionalizzati, perché aiutano ad avere una maggiore attenzione, grazie all’ approccio personalizzato e alla valutazione globale).

La valutazione del dolore nei pazienti affetti da demenza in fase avanzata rimane sicuramente difficile e un corretto riconoscimento continua ad essere una sfida quotidiana per chi si occupa di queste persone. Qualora comunque ci sia il dubbio di presenza di dolore, gli operatori non dovrebbero esitare a condurre un trattamento con appropriati analgesici e osservare: se risultano modificazioni di comportamento dopo la somministrazione il dolore era davvero presente.

Bibliografia

Snow AL, Weber JB, O’Malley KJ, et al. NOPPAIN: A Nursing Assistant- Administered Pain Assessment Instrument for Use in Dementia. Dement Geriatr Cogn Disord 2004;17:240-246

Warden V, Hurley AC, Volicer L. Development and psychometric evaluation of the Pain Assessment in Advanced Dementia (PAINAD) scale. J Am Med Dir Assoc 2003; 4:9-15.

Costardi et al. The Italian version of the pain assessment in advanced dementia (PAINAD) scale. Archives of Gerontology and Geriatrics, 2007; 44 (2):175-80

Cohen-Mansfield.  Relatives' assessment of pain in cognitively impaired nursing home residents. J Pain Symptom Manage 2002; 33(3): 238-246

Risposta a cura di Manuela Rebellato, Infermiere, Counsellor sistemico, Torino (già presidente sezione nursing SIGOT)

Paziente ospedalizzato o allettato, come valutare il dolore in caso di agitazione?

il delirio, è un quadro piuttosto comune nei pazienti ospedalizzati, in particolare se sono presenti alcuni fattori di rischio (età avanzata, compromissione cognitiva o demenza, compromissione neurologica, fragilità, malattie cardiovascolari e altre comorbilità, consumo di alcol, sesso maschile, depressione e molti altri). Il delirio viene tipicamente innescato da fattori precipitanti quali la chirurgia e i fattori correlati (perdita di sangue o trasfusioni, instabilità emodinamica intraoperatoria, lunga durata dell'intervento, complicanze postoperatorie), le malattie sistemiche o disfunzione d'organo (neurologiche, metaboliche, settiche, renali, respiratorie, epatiche, cardio-circolatorie e molte altre, da sole o in combinazione), i fattori comportamentali (stress, ansia e depressione), le terapie farmacologiche, il ricovero in Terapia Intensiva e il dolore stesso (1). Il delirio può compromettere la capacità dei pazienti di auto-riferire il dolore, a causa di disturbi dell’attenzione, della memoria, del pensiero e del linguaggio. Le varie manifestazioni cliniche nel delirio possono fluttuare, tanto che la capacità dei pazienti deliranti di riferire autonomamente il dolore può variare nei diversi momenti e possono andare dalla piena capacità a momenti senza alcuna capacità di comunicazione. L’identificazione dei fattori di rischio, la correzione dei fattori precipitanti e l’eventuale trattamento farmacologico del delirio devono essere condotti preliminarmente alla valutazione del dolore nel paziente agitato/delirante, e sono di fondamentale importanza. Risolvere o ridurre il delirio può infatti facilitare anche la valutazione del dolore. Per quel che riguarda gli strumenti utilizzabili, diversi strumenti sono stati proposti nel paziente delirante nei diversi settings di cura. Negli ambienti di assistenza agli anziani non collaborante è riportata dalla letteratura una notevole varietà di strumenti di valutazione del dolore di tipo comportamentale quali Abbey Pain Scale, Algoplus, CNPI, DisDAT, Doloplus e Doloplus-II, NOPPAIN,  PACSLAC, PADE, PAINAD, PATCOA, MOPAT (2).Una delle scale più utilizzate attualmente è la PAINAD (Pain Assessment in Advanced Dementia) le cui caratteristiche sono riportate in tab.1 (3).

Tab1. PAINAD

La PAINAD, come tutti gli atri strumenti, sono stati originariamente sviluppati per l'uso nei pazienti con demenza ma attualmente nessuna prova della loro validità è stata evidenziata nei pazienti con delirio o delirio sovrapposto a demenza

Risorse bibliografiche

1.   Ormseth CH, LaHue SC, Oldham MA, Josephson SA, Whitaker E, Douglas VC. predisposing and precipitating factors associated with delirium: a Systematic Review. JAMA Netw Open. 2023;6(1):e2249950

2.   Fischer T, Hosie A, Luckett T, Agar M, Phillips J. Strategies for pain assessment in adult patients with delirium: a Scoping Review. J Pain Symptom Manage. 2019 Sep;58(3):487-502.

3.   Warden V, Hurley AC, Volicer L. Development and psychometric evaluation of the Pain Assessment in Advanced Dementia (PAINAD) scale. J Am Med Dir Assoc. 2003 Jan-Feb;4(1):9-15

Risposta a cura del professore VITTORIO SCHWEIGER

DOLORE CRONICO PRIMARIO, SEMBREREBBE NON RISPONDERE AI GABAPENTINOIDI, DUNQUE NON E’ UN DOLORE NEUROPATICO?

Il dolore cronico primario viene identificato con il dolore nociplastico, che per definizione non è né neuropatico né infiammatorio. Persiste qualche dubbio, a mio parere, per le CRPS. Quindi potrebbe non rispondere ai Gabapentinoidi. Tuttavia la fibromialgia, che è il prototipo del dolore cronico primario risponde, seppur parzialmente, ai gabapentinoidi. Non dimentichiamo che i gabapentinoidi sono stati anche registrati per il disturbo d’ansia generalizzato e quindi qualche vantaggio potrebbe derivare da questa azione, che potremmo definire adiuvante.

Risposta a cura del professore DIEGO FORNASARI

ASSOCIAZIONI TRA ASA E FANS. COME REGOLARSI NEI PAZIENTI CHE PRENDONO CARDIOASPIRINA?

Quasi tutti FANS interferiscono con l’azione dell’ASA inibendola.

Fanno eccezione Diclofenac, Ketorolac e Paracetamolo. Il paracetamolo non è un antinfiammatorio, il Ketorolac ha ristrette indicazioni (dolore post-operatorio acuto, colica renale), rimane il Diclofenac. Tuttavia il Diclofenac è un potente inibitore della COX-2 endoteliale e nel tempo, anche se il paziente assume ASA, si riproduce uno sbilanciamento tromboxano/prostaciclina, rispettivamente prodotti da COX-1 piastrinica e COX-2 endoteliale. Quindi il diclofenac può essere impiegato per 4-5 giorni e poi sospeso.

I farmaci che interferiscono con ASA, come ibuprofene, possono essere assunti DOPO 2-3 ore dalla somministrazione dell’ASA per 2 giorni al massimo.  Nei pazienti in trattamento con ASA evitare i FANS se non strettamente necessario.

Risposta a cura del professore DIEGO FORNASARI

Gradirei un parere sull'utilizzo contemporaneo di Elatrex e Lyrica in paziente anziano con dolore osteoartrosico e neuropatico degenerativi...

Al momento attuale la letteratura non sembra segnalare incompatibilità circa la contemporanea assunzione di ossicodone e pregabalin

Risposta a cura del professore STEFANO COACCIOLI

Tra i miei pazienti, ho una signora over 80 in terapia con Fentagon da 100, Tachidol 3 x al giorno, presenta sempre dolori diffusi particolarmente la schiena e la parte toracica laterale. Chiedo se bisogna fare altri opportuni accertamenti o un cambio di terapia (prescritta dallo specialista)

Premesso che l'associazione fra Tachidol e fentanyl non sembra avere controindicazioni, l'età della Paziente (e la verosimile coesistenza di altre patologie e altre terapie farmacologiche) impone prudenza.
Un'indagine strumentale con Rx/RMN della colonna in toto, così come un profilo di laboratorio che comprenda anche i marker per eteroplasie - si ritiengono utili per una più approfondita indagine diagnostica.
Nello stesso tempo, si suggerisce di rivolgersi ai più vicini centri di Terapia del Dolore e/o di Reumatologia.

Risposta a cura del professore STEFANO COACCIOLI